La Sindrome del Tunnel Carpale è un problema che ormai affligge migliaia di persone. Dolore, intorpidimento e formicolio sono i sintomi più comuni causati dalla sindrome, che colpiscono i polsi, le mani e le dita. Tuttavia, non è sempre detto che quando si verifichino sintomi del genere si abbia a che fare con la patologia in questione. Come fare, allora, a stabilire se si tratti di sindrome da tunnel carpale?
Il Dottor Angelo Vella, fisioterapista, posturologo e osteopata con sede a Villa di Briano (CE), ha già fornito in passato spiegazioni e chiarimenti su cosa fosse la sindrome del tunnel carpale e sui rimedi per contrastarla.
Questa volta, però, l’esperto, dopo la crescente domanda di tanti pazienti, ha voluto parlare dell’intero procedimento che permette di eseguire un’ottima diagnosi, al fine di stabilire se l’individuo ha effettivamente contratto la patologia.
“Una diagnosi accurata necessita di tre passaggi fondamentali, ognuno incredibilmente importante per capire se il paziente dovrà fare i conti con la sindrome del tunnel carpale e, successivamente, con il trattamento da seguire per contrastarla”, sostiene l’esperto casertano.
Il Dott. Vella ha esaminato singolarmente i tre passaggi di una diagnosi precisa.
PRIMO PASSAGGIO: IL CONTROLLO DEI SINTOMI
Il primo passaggio della diagnosi si concentra sul controllo dei sintomi. Innanzitutto, bisogna verificare se i sintomi compaiano nella zona interessata dalla sindrome, ovvero quella dei polsi, delle mani e delle dita. Se i sintomi colpiscono altre zone della mano, non potrà mai trattarsi della suddetta patologia.
Per parlare di sindrome da tunnel carpale, poi, i sintomi devono essere specificamente: dolore, allodinie (aumentata sensibilità della mano), ipoestesia (mancanza di sensibilità), mancanza di forza, mancanza di tono, mancanza di coordinazione e impacciamento, tanto da non riuscire a compiere un semplice movimento, come alzare una monetina da terra.
SECONDO PASSAGGIO: I TEST SUI SINTOMI
Nel secondo passaggio i sintomi devono essere messi alla prova o “stressati”. Operazione praticabile grazie ad alcune prove o test semplici da applicare.
Un esempio potrebbe essere la palpazione del nervo, in modo da accorgersi, provando dolore, se quest’ultimo è malato o meno; oppure la compressione sul tunnel, che dà la possibilità di capire se il problema è lì attraverso la comparsa dei sintomi. Altri esempi sono il controllo dei riflessi del nervo che, se ridotti rispetto all’altro braccio, significano sofferenza nervosa; e i test di forza, nei quali si valutano i muscoli innervati dal muscolo mediano.
TERZO PASSAGGIO: LE INDAGINI DIAGNOSTICHE
Nel terzo ed ultimo passaggio i pazienti si sottoporranno ad esami diagnostici, che costituiscono la cosiddetta prova del nove per verificare la presenza della sindrome del tunnel carpale.
Gli esami che potranno effettuare i soggetti sono: ecografia del polso, alla ricerca di segni di compressione; elettromiografia, grazie alla quale si valuta la qualità di trasmissione del nervo; e la risonanza magnetica, attraverso cui si individuano legamenti, nervi e tendini della zona.
IL TRATTAMENTO PER LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE
“Nel caso si riscontri la sindrome del tunnel carpale, il consiglio da seguire è quello di rivolgersi ad un fisioterapista”, sottolinea il Dott. Vella. Questo soprattutto per due motivi: in primis, per risolvere il problema, e poi per migliorare la situazione in vista di un intervento.
Attraverso sedute fisioterapiche, l’esperto lavorerà sull’infiammazione adottando tecniche manuali o strumenti come la Tecarterapia; lavorerà manualmente sul tunnel carpale, concentrandosi sulle articolazioni e facendo respirare il nervo; imposterà un piano di esercizio terapeutico per la gestione del problema; individuerà i comportamenti scorretti che causano il problema, con lo scopo di modificarli.