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La spina calcaneare è ormai diventato un argomento di grande dibattito, visto che riesce a colpire sempre più individui con tutte le conseguenze che ne derivano. Se ne discute spesso in Tv e sul web, dove gli utenti cercano di trovare soluzioni efficaci per contrastare un problema che si sviluppa nella parte posteriore o inferiore del calcagno, ma che può avere ripercussioni negative anche per le altre parti del piede. Su Internet si stima che, tra i vari motori di ricerca, quello della spina calcaneare sia risultato uno degli argomenti più ricercati e cliccati degli ultimi mesi per quanto concerne il tema salute e il benessere del corpo umano.

Per questo il Dottor Angelo Vellafisioterapistaposturologo osteopata con sede in Villa di Briano (CE), ha voluto porre l’attenzione sulla spina calcaneare, considerata un vero e proprio grattacapo che affligge i pazienti, dando spiegazioni e facendo chiarezza sulle possibili soluzioni da adoperare per frenare il dolore. “Le cause da cui scaturisce la spina calcaneare possono essere molteplici: lesioni a carico di un tendine o muscolo del piede, strappi ripetuti del periostio del calcagno, stiramenti eccessivi della fascia plantare etc., mentre il sintomo più diffuso è il classico dolore al piede. Esistono tre diversi modus operandi che aiutano ad affrontare il fenomeno, tuttavia, è bene sempre partire con una radiografia al piede”, dice il Dott. Vella.

CHE COS’È LA SPINA CALCANEARE

La spina calcaneare è un’esostosi plantare, ovvero una neoformazione di un tessuto osseo (osteofita) che si sviluppa nella zona del calcagno, in corrispondenza della fascia plantare. Il dolore può manifestarsi in un’area limitata o, molto spesso, lungo il decorso di tutta la fascia plantare.

Esistono due tipologie principali di spina calcaneare: inferiore e posteriore. L’elemento che distingue le due condizioni è la parte precisa dove si sviluppa l’osteofita sul calcagno: nel caso della spina calcaneare inferiore, l’osteofita si trova sulla pianta del piede, al di sotto del calcagno, nel punto di inserzione della fascia plantare; mentre nel caso della spina calcaneare posteriore, l’osteofita risiede nella parte posteriore del calcagno, a livello dell’inserzione del tendine d’Achille.

SOLUZIONI CONSERVATIVE: STRETCHING E TECAR

La prima soluzione che si mette a disposizione dei soggetti colpiti da spina calcaneare è di tipo conservativo e consiste nella programmazione di esercizi di stretching per il tricipite: è consigliabile effettuare stretching per un tempo prolungato durante l’arco della giornata. Altra soluzione è l’utilizzo dell’onda d’urto, terapia fisica che ha l’obiettivo di iper-ossigeare l’area malata e sofferente.

Oltre allo stretching e alle onde d’urto, si può ricorrere alla Tecarterapia, metodo che tratta il paziente dal ginocchio in giù. La suddetta terapia può richiedere tra le sei e le dieci sedute.

SOLUZIONI BIOLOGICHE: PRP E LIPOGEMS

Le soluzioni terapeutiche adottate in questo caso sono PRP e Lipogems. Il PRP è un gel piastrinico ottenuto dal sangue di un prelievo venoso, che viene processato attraverso un processo di centrifugazione con dei filtri diversi. Il gel possiede un alto potenziale antinfiammatorio e antalgico, ma un potenziale rigenerativo abbastanza limitato.

Il Lipogems, invece, sfrutta il potenziale rigenerativo del tessuto adiposo (grasso). La procedura consiste in una piccola liposuzione, eseguita con un ago dedicato, che serve a processare il grasso. Il potenziale rigenerativo di Lipogems è piuttosto alto rispetto a quello del PRP.

INTERVENTO CHIRURGICO

Se le soluzioni suggerite fino ad ora non dovessero funzionare, è possibile ricorrere ad un intervento chirurgico mini-invasivo, asportando la spina calcaneare o farla sanguinare per un processo rigenerativo efficace.

Il paziente avrà dolore per i primi 10-15 giorni, che però non comporterà limitazioni nelle attività quotidiane, eccetto la guida. È corretto aspettarsi un risultato dopo 30-40 giorni dall’intervento.