Le onde d’urto fanno parte della grande famiglia delle terapie fisiche e, solitamente, sono utilizzate per il trattamento di disordini muscolo-scheletrici. Il meccanismo d’azione delle onde d’urto è piuttosto semplice da comprendere: tutto comincia da uno stimolo meccanico esterno applicato generalmente sul paziente tramite un manipolo, che si dipana attraverso i tessuti grazie ad onde acustiche pulsanti, le quali si trasformano in una serie di segnali biochimici che puntano la zona da curare. Tali segnali riescono a produrre tante proteine e fattori di crescita specifici che, dopo alcuni processi, migliorano il metabolismo tissutale e promuovono la rigenerazione dei tessuti, aumentando la permeabilità della membrana cellulare e rompendo i depositi di calcificazione dei tessuti molli.
Il Dottor Angelo Vella, fisioterapista, posturologo e osteopata con sede a Villa di Briano (CE), ha invitato i suoi pazienti a non confondere le onde d’urto radiali con quelle focali. «Il fisioterapista deve essere bravo a capire quale tipologia di onde d’urto usare a seconda della patologia da trattare, perché le differenze sono tante. In generale, però, possiamo dire che le onde d’urto servono a ridurre il dolore, ad aumentare il flusso sanguigno nei tessuti ischemici, ammorbidire quelli calcificati, alleviare la rigidità post-traumatica, migliorando così la funzione fisica» dice il Dott. Vella.
LA DIFFERENZA TRA ONDE D’URTO RADIALI E FOCALI
La differenza tra onde d’urto radiali e focali è basata sul percorso di propagazione dell’energia acustica attraverso il tessuto biologico. La terapia ad onde d’urto focali prevede un andamento centripeto delle onde acustiche, cioè dalla periferia al centro, le quali convergono su un punto specifico.
Viceversa, nel caso delle onde d’urto radiali le onde si spostano dal centro verso la periferia, divergendo su più punti. «La differenza tra onde radiali e focali a livello meccanico determina anche differenze negli effetti terapeutici. Inoltre, entrambe hanno indicazioni e controindicazioni, quindi ogni terapia deve essere considerata in base alla modalità più efficace» spiega il Dott. Vella.
ONDE D’URTO RADIALI E FOCALI: QUALI SONO LE PIÙ CONSIGLIATE?
Diversi studi e ricerche hanno dimostrato che per determinate patologie le onde d’urto focali risultano essere più efficaci di quelle radiali: parliamo, soprattutto, di spina calcaneare e di tendinopatia Achillea, per le quali le onde d’urto radiali risultano avere dei forti limiti metodologici.
Stesso discorso vale per le tendinopatie calcifiche di spalla e per le epicondiliti di gomito: nei suddetti casi le onde d’urto focali, se utilizzate ad alta potenza e ad alta dose, sono utili a migliorare dolore e funzione. «A prescindere dal tipo di trattamento, è necessario non ritardare altri trattamenti più necessari ed efficaci, come quello manuale e gli esercizi terapeutici» precisa il Dott. Vella.
LE CONTROINDICAZIONI DELLE ONDE D’URTO RADIALI
Esistono controindicazioni all’uso delle onde d’urto radiali? La risposta è sì. Uno dei primi effetti collaterali potrebbe essere, a seguito di applicazioni ad alte energie, la formazione di piccoli ematomi e un potenziale risveglio temporaneo della sintomatologia dolorosa. Questo dolore non deve essere interpretato come un evento negativo, ma come una possibile risposta fisiologica alla stimolazione meccanica sui tessuti.
Tuttavia, le onde d’urto radiali devono assolutamente essere evitate in caso di: presenza di strutture delicate e sensibili, come encefalo, midollo spinale e gonadi nel campo focale; presenza di patologie tumorali e di tromboflebiti dove si dovrebbero applicare le onde d’urto; gravidanza; presenza di organi come polmoni o intestino nel campo focale; fratture o dislocazioni.