Le manipolazioni vertebrali sono tecniche passive. Ma cosa significa esattamente? Quando l’esperto tende ad iniziare la terapia, richiede la totale assenza di aiuto o contrazioni muscolari da parte del paziente. Assicuratosi del rispetto delle indicazioni, il fisioterapista dà il via alle manipolazioni, che vengono eseguite ad alta velocità e con limitata ampiezza di movimento, generando un crack udibile.
Le manipolazioni terapeutiche vengono selezionate come strumento di trattamento per diversi fini. I benefici che la tecnica può apportare sono: riduzione del dolore, indurre cambiamenti nell’attività neuromuscolare e indurre effetti a distanza in distretti correlati al sito della manipolazione.
AZIONE BIOMECCANICA ED EFFETTI NEUROFISIOLOGICI DELLE MANIPOLAZIONI VERTEBRALI
La tecnica, dunque, si serve di un’azione manuale che è di natura biomeccanica visto sia l’impulso generato dal fisioterapista, che avviene dopo il posizionamento del rachide in determinate posizioni; sia il crack, che è il risultato della forza erogata sull’area da manipolare. Tuttavia, l’efficacia delle manipolazioni non può derivare solo ed esclusivamente dalle azioni biomeccaniche.
Tra l’altro, le manipolazioni sembrano avere diversi effetti: periferico, con cambiamenti nella risposta motoria e modulazione dei processi infiammatori locali; spinale, con l’attivazione dei primi processi di inibizione del dolore a livello del midollo spinale e sovraspinale, con l’attivazione di altri processi inibitori che riducono l’attivazione cerebrale di risposta al dolore.
I POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI DELLE MANIPOLAZIONI VERTEBRALI
È possibile avere delle ripercussioni negative dopo il trattamento ricevuto. La maggior parte di esse sono temporanee e moderate, come nel caso del dolore muscolare. Bisogna sottolineare, però, che questi effetti sono molto comuni e si possono riscontrare in ogni tecnica di terapia manuale.
Gli effetti collaterali gravi sono piuttosto rari. Per esempio: dopo la terapia, la possibilità di provocare una sindrome della cauda equina è di 1 su 10 milioni. Un ictus per lesione dei vasi arteriosi del rachide cervicale, dopo la manipolazione, può verificarsi in un caso su 3,7 milioni.